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La resistenza del legno agli incendi

La resistenza del legno agli incendi
Benché con il crescente interesse verso i temi dell’ecologia e della sostenibilità, il legno da costruzione sta velocemente conquistando la sua fetta di mercato, non sono ancora completamente dissipati i dubbi sulla sicurezza di questa tecnologia. Soprattutto in caso di incendio, le costruzioni in legno sono realmente sicure quanto quelle in acciaio o cemento armato?
 
Il legno è da sempre il combustibile più utilizzato in natura. Ne sono prova le frequenti immagini di roghi e incendi che distruggono interi territori. Forse anche per questo non è così immediato pensare che esso possieda una gran resistenza al fuoco, come le sue caratteristiche fisiche testimoniano, e che gli edifici costruiti in legno non sono più vulnerabili di quelli costruiti con tecnologie tradizionali.

Sul fatto che il legno bruci non ci sono dubbi sebbene le probabilità che accada proprio ad un edificio in legno sono le stesse di qualsiasi altra costruzione. Se si guarda alle cause più comuni di incendio in appartamenti, esse sono perlopiù da ricercare nella presenza di impianti elettrici obsoleti, a fornelli lasciati accesi, a mozziconi di sigaretta spenti male. Il problema, a prescindere dalle cause, è la rapida estensione del fuoco a tutto l’arredo intorno. Le strutture in legno difficilmente sono coinvolte nell’immediato, poiché necessitano di temperature molto levate e sono generalmente protette. Ad esempio, negli edifici in legno con struttura a telaio, l’ossatura dell’edificio si trova all’interno di un sandwich di materiali le cui superfici sono intonacate e questo rappresenta di per sé già una buona protezione.

Quando si parla del comportamento al fuoco del legno (sia lamellare che massiccio) è opportuno considerare due parametri importanti: il primo è la reazione al fuoco (che esprime il grado di partecipazione all’incendio). Secondo le classi previste dalla normativa italiana, il legno si colloca tra la classe 3 e la classe 5, (la più alta) in funzione della specie legnosa. Il secondo è la resistenza al fuoco che esprime la capacità del materiale a conservare la resistenza meccanica R, la tenuta a fiamme vapore o gas caldi E, e l’isolamento termico I per determinato periodo di tempo. Ad esempio, se una porta viene certificata con il simbolo REI 90, deve essere in grado di rimanere integra, di non lasciar passare né produrre fiamme, vapori e di limitare la trasmissione del calore sul lato non esposto entro livelli predefiniti, per almeno un tempo di 90 minuti.

La resistenza del legno è legata essenzialmente al modo in cui avviene la combustione di questo materiale. Essa inizia interessando l’elemento ligneo dalla superficie esterna esposta al calore per poi propagarsi successivamente sempre più in profondità. Non è un processo istantaneo e procede con una determinata velocità, chiamata velocità di carbonizzazione. In realtà il legno resiste piuttosto bene al fuoco, e impiega del tempo per bruciare in modo significativo. Sottoposto a fiamma diretta inizia a bruciare e raggiunti i 240-300°C ha inizio il processo di carbonizzazione dello strato più esterno del materiale che rallenta il progredire della combustione e preserva, isolandole, le parti del legno non ancora investite dal fuoco. Il collasso della struttura avviene per la progressiva riduzione della sezione e non per un degrado delle caratteristiche meccaniche del materiale, come invece accade nel caso di strutture in acciaio o in calcestruzzo. Prendendo come esempio una copertura in legno in abete lamellare, dopo un’ora di esposizione all’incendio, la sezione di una trave si riduce su ogni lato esposto al fuoco di soli 42 mm.

L’Agenzia CasaClima ogni anno offre un percorso esclusivo dedicato a coloro che vogliono investire una settimana delle loro vacanze per diventare “Esperti di costruzioni in legno”. Nell’ultimo anno è stato offerto in modalità webinar ma stiamo lavorando per riproporlo presto in presenza.

Articolo pubblicato sul quotidiano L'Adige del 14 dicembre