La corsa verso un mondo a zero emissioni
Dopo l'onda d'urto della pandemia, nuvole scure si addensano nuovamente all’orizzonte dell’’economia appena ripartita e di conseguenza su noi cittadini. Attualmente è in atto una vera e propria corsa per accaparrarsi le materie prime. La causa scatenante di questa preoccupante situazione è il forte squilibrio tra domanda e offerta. Grazie alla ripresa economica, la produzione ha ripreso a crescere in tutto il mondo e l’offerta non sembra essere in grado di reggere questo ritmo.
L’effetto è un vertiginoso aumento dei prezzi in quasi tutti gli ambiti della produzione compresi quelli energetici. In Italia il problema è particolarmente sentito visto che la metà della domanda di elettricità è ancora generata con combustibili fossili. Di qui la necessita di accelerare il passaggio verso le fonti rinnovabili per ridurre la dipendenza dalle importazioni il più velocemente possibile.
Ad incidere sui prezzi energetici anche l’aumento del costo dei certificati di emissioni di CO2 (crediti di carbonio) passati durante la pandemia da 15 euro a 60 euro per tonnellata di CO2. Il sistema per lo scambio di quote emissione di gas serra (Emissions Trading System o ETS), è un‘importante misura che l’UE ha introdotto per ridurre le emissioni nei settori industriali fortemente energivori come quelle che producono acciaio, alluminio, laterizi e ceramiche, vetro, chimica, ecc. È richiesto che ogni nazione fissi un tetto massimo di emissioni nocive consentite. Alla fine di ogni anno le società inserite nel sistema devono restituire un numero di quote sufficiente a coprire le emissioni da loro prodotte, altrimenti incorrono in pesanti multe. Se un’impresa è virtuosa e riduce le proprie emissioni, può mantenere le quote inutilizzate per coprire il fabbisogno futuro, oppure venderle a un’altra impresa che ne sia a corto. L’obiettivo di questa strategia comunitaria è di incrementare i fondi per favorire la transizione energetica in particolare per le piccole imprese e in generale per i settori più vulnerabili.
Con il sistema degli obblighi di mercato ETS la UE si pone l’obiettivo per il 2030 di ridurre le emissioni dei settori disciplinati dal sistema del 43% rispetto ai livelli del 2005 nel modo più sostenibile possibile, permettendo cioè, alle aziende di adattare progressivamente il proprio modello di business rispetto alle nuove sfide ambientali. Dall’altro questo sistema è anche un fattore di costo nei mercati energetici ed influisce sui costi finali dell’energia.
Come registra il “Rapporto annuale sull’efficienza energetica” di ENEA dell’anno 2020, in una situazione di questo tipo la percentuale delle famiglie in “povertà energetica” è in costante crescita. Per “povertà energetica” si intende l’impossibilità delle persone più vulnerabili ad accedere ai servizi energetici di base o non potersi permettere un impianto di riscaldamento soddisfacente per il proprio benessere. Il problema nasce dalla compresenza di redditi bassi, abitazioni inefficienti dal punto vista energetico e alti costi dell’energia.
Determinante in questo senso è l’attivazione di strategie economiche premianti per incrementare l'efficienza energetica nel settore residenziale e, in particolare, a livello nazionale le detrazioni fiscali per la riqualificazione degli immobili (Ecobonus e Superbonus 110%) e il Conto Termico.
Sono queste le controverse questioni su cui i “Grandi” del mondo, riuniti a Glasgow alla COP26 (conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) fino al 12 novembre, sono chiamati a prendere precisi impegni. L’obiettivo da perseguire è definito da tempo: limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e, è cronaca di tutti i giorni, la finestra utile per raggiungerlo si sta via via riducendo.
Articolo pubblicato sul quotidiano Alto Adige del 3 ottobre
L’effetto è un vertiginoso aumento dei prezzi in quasi tutti gli ambiti della produzione compresi quelli energetici. In Italia il problema è particolarmente sentito visto che la metà della domanda di elettricità è ancora generata con combustibili fossili. Di qui la necessita di accelerare il passaggio verso le fonti rinnovabili per ridurre la dipendenza dalle importazioni il più velocemente possibile.
Ad incidere sui prezzi energetici anche l’aumento del costo dei certificati di emissioni di CO2 (crediti di carbonio) passati durante la pandemia da 15 euro a 60 euro per tonnellata di CO2. Il sistema per lo scambio di quote emissione di gas serra (Emissions Trading System o ETS), è un‘importante misura che l’UE ha introdotto per ridurre le emissioni nei settori industriali fortemente energivori come quelle che producono acciaio, alluminio, laterizi e ceramiche, vetro, chimica, ecc. È richiesto che ogni nazione fissi un tetto massimo di emissioni nocive consentite. Alla fine di ogni anno le società inserite nel sistema devono restituire un numero di quote sufficiente a coprire le emissioni da loro prodotte, altrimenti incorrono in pesanti multe. Se un’impresa è virtuosa e riduce le proprie emissioni, può mantenere le quote inutilizzate per coprire il fabbisogno futuro, oppure venderle a un’altra impresa che ne sia a corto. L’obiettivo di questa strategia comunitaria è di incrementare i fondi per favorire la transizione energetica in particolare per le piccole imprese e in generale per i settori più vulnerabili.
Con il sistema degli obblighi di mercato ETS la UE si pone l’obiettivo per il 2030 di ridurre le emissioni dei settori disciplinati dal sistema del 43% rispetto ai livelli del 2005 nel modo più sostenibile possibile, permettendo cioè, alle aziende di adattare progressivamente il proprio modello di business rispetto alle nuove sfide ambientali. Dall’altro questo sistema è anche un fattore di costo nei mercati energetici ed influisce sui costi finali dell’energia.
Come registra il “Rapporto annuale sull’efficienza energetica” di ENEA dell’anno 2020, in una situazione di questo tipo la percentuale delle famiglie in “povertà energetica” è in costante crescita. Per “povertà energetica” si intende l’impossibilità delle persone più vulnerabili ad accedere ai servizi energetici di base o non potersi permettere un impianto di riscaldamento soddisfacente per il proprio benessere. Il problema nasce dalla compresenza di redditi bassi, abitazioni inefficienti dal punto vista energetico e alti costi dell’energia.
Determinante in questo senso è l’attivazione di strategie economiche premianti per incrementare l'efficienza energetica nel settore residenziale e, in particolare, a livello nazionale le detrazioni fiscali per la riqualificazione degli immobili (Ecobonus e Superbonus 110%) e il Conto Termico.
Sono queste le controverse questioni su cui i “Grandi” del mondo, riuniti a Glasgow alla COP26 (conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) fino al 12 novembre, sono chiamati a prendere precisi impegni. L’obiettivo da perseguire è definito da tempo: limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e, è cronaca di tutti i giorni, la finestra utile per raggiungerlo si sta via via riducendo.
Articolo pubblicato sul quotidiano Alto Adige del 3 ottobre